Per la necessità di cacciare animali e procurarsi il cibo nella vasta savana africana, l’uomo è evoluto dal nostro antenato scimmiesco: l’uomo doveva percorrere lunghe distanze ed ha imparato a correre; questa nuova abilità ha modellato l’anatomia umana e lo ha reso ciò che è oggi. Questa è la conclusione di uno studio pubblicato nel 2004 sulla copertina del giornale scientifico Nature dal biologo Dennis Bramble (University of Utah) e l’antropologo Daniel Lieberman (Harward University). Bramble e Lieberman sostengono che, circa 2 milioni di anni fa, il nostro antenato, Homo, è evoluto dal nostro antenato scimmiesco perché la selezione naturale ha favorito la sopravvivenza dell’Australopiteco che poteva correre, modificando l’anatomia umana con caratteristiche che hanno reso possibile la corsa su lunghe distanze. “Possiamo affermare con molta sicurezza che la forte selezione naturale per la corsa -a spese della storica abilità dell’Australopiteco di arrampicarsi e vivere sugli alberi- fu fondamentale per l’origine della moderna morfologia del corpo umano” ha dichiarato Bramble, professore di biologia. “La corsa ha sostanzialmente forgiato l’evoluzione dell’uomo. La corsa ci ha fatto uomini -perlomeno in senso anatomico-. Crediamo che lo sviluppo dell’abilità di correre sia stato uno degli eventi più significativi nella storia dell’evoluzione umana. Stiamo dicendo che l’evoluzione della corsa ha permesso all’uomo di spiccare (rispetto alle altre specie).”La corsa di resistenza ha fogiato l'evoluzione dell'uomo


Image courtesy of ScienceDaily.com Queste affermazioni sono contrarie alla teoria convenzionale, secondo cui la corsa è semplicemente una conseguenza della conquista evolutiva del cammino. Il bipedismo -abilità di camminare eretti su due gambe- si è sviluppato almeno 4,5 milioni di anni fa nell’Australopiteco scimmiesco, il quale mantenne comunque la capacità di arrampicare e muoversi sugli alberi. Eppure l’Homo, con il suo "corpo radicalmente trasformato”, non si è evoluto per altri 3 milioni di anni -Homo habilis, Homo erectus e, infine, la nostra specie, Homo sapiens-: perciò "l’abilità di camminare non può spiegare l'anatomia del corpo umano moderno”, dice Bramble. Ci sono stati quindi circa 3 milioni di anni di deambulazione bipede; durante questo lungo arco di tempo l’Australopiteco non ha mai avuto caratteristiche anatomiche simili a quelle dell’uomo. Perché iniziare a camminare dovrebbe aver segnato l’evoluzione dell’uomo? “Camminare non può spiegare gran parte dei cambiamenti nella forma del corpo che distinguono l'Homo dall’Australopithecus; quest’ultimo aveva le gambe corte, gli avambracci lunghi, le spalle elevate, caviglie non visibili e più muscoli che collegavano le spalle alla testa e al collo.” spiega Bramble “Se la selezione naturale non avesse favorito la corsa, saremmo ancora molto simili alle scimmie.” Bramble e Lieberman hanno esaminato 26 tratti del corpo umano -molti ritrovati anche nei fossili dell’Homo erectus e in alcuni Homo habilis- che avrebbero migliorato la capacità di correre. Solo alcuni di loro erano necessari per camminare. Le caratteristiche che avrebbero favorito la corsa includono tendini e legamenti del piede che agiscono come molle, garantendo un uso efficiente dei piedi per spingere; spalle che ruotano indipendentemente dalla testa e dal collo per consentire un migliore equilibrio ed elementi muscolo-scheletrici che avrebbero reso il corpo umano più forte, stabile e in grado di funzionare in economia, senza sprecare energie. “Con la corsa si spiega la comparsa simultanea di un intero gruppo di caratteristiche anatomiche, letteralmente dalla testa ai piedi” dice Bramble. "Abbiamo un'ipotesi che fornisce una spiegazione funzionale di come queste caratteristiche siano unicamente collegate alle esigenze meccaniche di un corridore.” Gli esseri umani sono ottimi “Endurance Runners” ma pessimi “Sprinter” rispetto ad altri animali che corrono: è in parte il motivo per cui molti scienziati hanno scartato la corsa come fattore determinante per l’evoluzione umana, credendo che l’abilità di resistenza umana fosse meno importante della velocità; un altro motivo è che "gli scienziati sono in società sviluppate che dipendono fortemente dalla tecnologia e dai mezzi di trasporto artificiali" aggiunge. "ma se quegli scienziati fossero stati inseriti in una società primitiva di cacciatori, avrebbero avuto una visione diversa delle capacità locomotorie umane, inclusa la corsa".
È stata la corsa a renderci uomini.Corro ergo sum.


Marco Olmo. I ricercatori non sanno perché la selezione naturale abbia favorito gli antenati umani che potevano percorrere lunghe distanze: una delle ipotesi è che la corsa di resistenza abbia consentito ai nostri antenati di poter inseguire e cacciare animali molto prima che l’invenzione di archi, frecce, reti e lance riducessero la necessità di correre su lunghe distanze (D. Carrier, University of Utah); un’altra possibilità, secondo Bramble, è che i primi umani corressero per appropriarsi di carcasse di animali morti, forse per arrivare prima di iene o sciacalli. Ecco le caratteristiche anatomiche che, secondo lo studio, sono uniche per gli esseri umani e che predispongono il nostro corpo al gesto tecnico della corsa, permettendo di economizzare le energie, senza sprecarne di superflue. Dott. Matteo Mazzoni Fisioterapista specializzato COMT Perché gli uomini hanno iniziato a correre?
Funzioni anatomiche e Running Economy
L’evaporazione del sudore dal cuoio capelluto, dalla fronte e dalla faccia, raffredda il sangue che vascolarizza la testa. Le vene che trasportano il sangue raffreddato passano vicino alle carotidi, contribuendo così a raffreddare a loro volta le arterie che irrorano il cervello.Riferimenti bibliografici